Sabato 3 e Domenica 4 settembre 2005 - Week-end alla Cala di Mitigliano.
Partecipanti: Io, Nino, Danilo e Stefano.
Dopo una serie di rinunce e cambi di programma, finalmente riusciamo a portare a termine questa “due giorni” al mare, infatti dormiamo in riva al mare.
Ma andiamo per ordine: sabato mattina, la lista degli aspiranti è molto più cospicua: 10, e man mano che passa il tempo si assottiglia sempre più, sette e poi alle 17:00, ora della partenza, siamo rimasti in quattro (dell’Ave Maria!!!).
Il tempo atmosferico non è dei migliori, ma la nostra costanza e la testa dura non ci consentono di avere delle titubanze, e così dopo aver provveduto alle libagioni, partiamo alla volta di Termini.
Giunti in paese poco prima del tramonto, ci ricordiamo di non aver acquistato ancora le pesche per il vino (principali ingredienti per una gradevole sangria), lo facciamo, e poi giù per il sentiero rimesso a posto da poco tempo, con una struttura di nuovi pali di legno.
Una leggera brezza, proveniente dal mare, ci fa assaporare in anteprima il profumo frizzante che emana questo luogo, spingendoci fin giù sulla spiaggia, così come gabbiani in volo trasportati dal vento senza una meta fissa, e ancora in estasi, lanciamo sulla spiaggia tutto ciò che di superfluo avevamo addosso per terminare il nostro volo in mare, dove l’ultima poca luce rimasta rende tutto così estremamente unico e magico.
Tornati su, ci organizziamo per la cena: Danilo e Nino sono in cerca di legna da ardere, mentre io e Stefano riordiniamo il campo base.
La brace è pronta e sulla griglia vengono sistemati prima la salsiccia e poi gli spiedini, mentre i bicchieri di vino vanno e vengono, anche le pesche in men che non si dica vengono consumate, nel frattempo notiamo che il cielo stellato viene interrotto ogni tanto da qualche gruppo sparso di nubi, come una trasmissione televisiva disturbata da un segnale discontinuo.
Ma a proposito di spettacoli, ad un certo punto, scorgiamo uno strano bagliore tra gli scogli proprio in direzione di Marina Grande a Capri, l’impressione è quella che tutto il borgo del porto fosse illuminato a festa con tutti gli allestimenti possibili e immaginabili che si possano preparare per una grande occasione estiva, come ce ne sono tante dalle nostre parti, ma stropicciandoci gli occhi, ci accorgiamo che tutta la luminaria a poco a poco si allontana e si fa sempre più nitida la sagoma di una nave: è una nave da crociera che passa proprio li vicino, con i suoi numerosissimi ponti pieni di luce, dandoci proprio l’impressione che Capri fosse allestita per una grande festa patronale.
La stanchezza e forse anche per il gomito alzato più volte, ci fa prendere sonno mentre il frangere dei flutti risuona come una ninna nanna. Ci siamo sistemati abbastanza bene sui nostri giacigli di vario tipo: sacchi a pelo, tappetini di spugna e coperte varie, anche se delle brandine portatili sarebbero state molto più comode, ma degli onesti ignoti non ci hanno voluto mortificare……grazie !
Verso le quattro del mattino ci svegliano all’improvviso dei fragorosi tuoni accompagnati a qualche goccia di pioggia, ma niente paura, montiamo all’istante un grosso telone che ci consente di metterci al riparo da ogni eventuale acquazzone, anche se invano perché il tutto finisce in pochi minuti.
Riprendiamo il riposo, ma non riesco più a riprendere sonno, perché disturbato stavolta da un russare continuo, il mare mi tiene compagnia fino alle 6, quando le prime luci cominciano a colorare il paesaggio e decido di andare in giro a fare delle foto.
Mi affaccio nella grotta in fondo alla spiaggia, e scorgo nello specchio di mare sottostante una miriade di pesci, come se avessero pernottato qui al riparo dai marosi notturni, poi mi dirigo sul vecchio pontile della cava, dove venivano a caricare e scaricare le tartane e prima che sorga il sole provvedo ad erigere la turrita di questa giornata, intanto giungono alla baia i primi pescatori del mattino.
Ritornato all’accampamento, con un certo languorino, ci prepariamo per la colazione e un piccolo bagno tonificante, visto che c’è un’arietta frizzante dopo la notte perturbata, e salutiamo Danilo che rientra per lavoro.
Sono circa le 10 e il sole comincia a picchiare, siamo ancora padroni della spiaggia, ma non per molto, di lì a poco cominciano ad arrivare natanti carichi di bagnanti in cerca di un posticino tranquillo; a mezzogiorno la spiaggia e il mare antistante si riempiono e finisce la pace.
Noi quasi per ripicca accendiamo il fuoco e cominciamo ad arrostire vari tipi di cibarie, così da far venire l’acquolina in bocca anche agli abitanti di Capri.
Il pomeriggio è tutto un’oziare, misto tra rinfrescate, pennichelle e sfottò per Nino che si diverte a raccontare ai bagnanti la nostra odierna avventura, (come De Crescenzo in uno dei suoi film più famosi, quando interpreta lo zio che regala un cavalluccio di legno al proprio nipotino).
Giunge però anche per noi l’ora del ritorno, smontiamo un po’ alla volta tutto l’accampamento, raccogliamo tutte le nostre cose, percorrendo così a ritroso tutto il sentiero fatto ieri sera.