La Tartana
Questo
particolare legno, sembra che abbia derivazione da una imbarcazione araba
chiamata tarida. La particolarità della sua linea era la velatura latina con
una lunga antenna
che si ergeva alta nell'aria, ed è proprio per questa sua particolare forma che
ha attirato l'attenzione di più di un pittore, cosa facilmente riscontrabile in
molte marine di fine ottocento come ad esempio quelle del pittore F. Hackert
conservata presso il palazzo reale a Caserta, in cui si vede una bella tartana
da carico sorrentina che si appresta a salpare. Era un bastimento con un albero
di maestra a calcese su cui poggiava una grande vela latina, un bompresso o asta
di fiocco con polaccone. La prora era molto slanciata e la poppa finemente
prolungata al di sopra del timone, un legno davvero semplice e molto versatile,
caratteristica questa che gli ha concesso
la
possibilità di essere presente in molte regioni d'Italia. Veniva utilizzata per
la pesca e per il piccolo cabottaggio, nonchè per il trasporto di merci e
materiale vario. Padre Guglielmotti, nella sua preziosa descrizione della Marina
pontificia (n.d.r. - Storia della Marina Pontificia e la Squadra permanente
della Marina Romana), la menziona come naviglio secondario; se ne trova inoltre
traccia nell'opera di Fedric Henric af Chapman ne la Architettura Navalis
Mercatoria che presenta una tartana dalle linee ampiamente slanciate e a due
alberi. Un legno interessante, che ha rappresentato per tanti marinai la vita e
il lavoro di ogni giorno.
- testo tratto dal web -